Guidobaldo del Monte (1545–1607) intraprese a ventun’anni la sua carriera militare con una missione in Ungheria al fianco di Aurelio Fregoso
Per Guidobaldo del Monte e suo figlio Orazio lo stato di Toscana diverrà familiare: il primo infatti, in qualità di ingegnere militare, nel 1589 si recò nel Granducato per effettuare la perlustrazione delle fortificazioni, mentre il secondo negli stessi anni divenne provveditore della fortezza di Pisa. Anche se non sappiamo quanto il Fregoso
La difesa organizzata dalla Toscana medicea della seconda metà del XVI secolo, nelle vicinanze non rassicuranti del ducato d’Urbino,5 dello Stato Pontificio e dello Stato dei Presìdi in mano agli imperiali, s’imperniava su due figure principali, quelle di Baldassare Lanci
Come anticipato il tentativo da parte di Cosimo I de’ Medici d’indebolire il vicino Stato d’Urbino, sottraendo ad esso le menti più geniali nel campo dell’ architettura militare,8
Sicuramente nel caso di Guidobaldo del Monte, il fratello Francesco Maria del Monte
Ferdinando I, divenuto Granduca dopo la morte di Francesco I, lasciò a Giulio Parigi
Il granduca attraverso l’“Officio del Reggimento,” i “Capitani di Parte Guelfa” e lo “Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche,”15
Gli interessi del cardinal del Monte, fratello di Guidobaldo, per i temi della guerra e della fortificazione sono documentati in un Memoriale sulle fortezze diviso in sedici punti e scritto da Balduino Massa
13.1 Guidobaldo e la scuola di ingegneria militare di Urbino
Benché Guidobaldo del Monte sia prevalentemente noto come scienziato, matematico e astronomo, viene ricordato nell’Abecedario architettonico dal pesarese Domenico Bonamini
La scuola urbinate ebbe come suoi capisaldi Francesco Maria I della Rovere, autore dei Discorsi Militari (Della Rovere 1583)
Gli “allievi” di Guidobaldo del Monte, architetti della terza generazione, furono Muzio Oddi
L’incarico di ingegnere militare include diverse abilità professionali che vanno dal muratore al legnaiolo, all’architetto; si dovrà attendere il secondo ventennio del Seicento per avere una graduale trasformazione nell’affermarsi del profilo degli ingegneri militari in base anche alla maggiore specializzazione, risultato di un notevole avanzamento negli studi matematici e di meccanica, che ad esempio in Spagna si consolidò nel Collegio di Segovia.25
Nel 1828 il conte Giuseppe Mamiani
Francesco Maria I della Rovere
Il mestiere delle armi sostenne l’economia del Montefeltro sin dal Quattrocento. Il più importante architetto militare al servizio di Federico da Montefeltro fu il senese Francesco di Giorgio Martini,
13.2 Del Monte e il rilievo delle fortificazioni
Nel 1564 Giacomo Fusti Castrioti
Belluzzi
Guidobaldo del Monte, a proposito delle fortezze di Toscana, in una lettera autografa e sinora inedita rinvenuta nel corso di queste ricerche, descrive due disegni nei quali viene rilevata, in aggiunta alle fortificazioni, anche l’orografia del sito, ossia il monte Roncaticcio nel Mugello, una montagna dalla quale si sarebbero potute controllare la campagna circostante e la fortezza medicea di San Martino, caratterizzata da sette bastioni e con il rilevante perimetro di un miglio. Dal momento che non è stato rinvenuto il disegno di San Martino, attraverso la sommaria descrizione della fortezza si può dedurre che Guidobaldo stesse studiando le caratteristiche del monte Roncaticcio avvalendosi di un rilievo, finalizzato al calcolo della gittata dei proiettili che avrebbero potuto colpire la cittadella stessa, con traiettorie “paraboliche,” già studiate nelle Meditatiunculae. Guidobaldo avrebbe potuto avvalersi di uno dei numerosi strumenti messi a punto in quegli anni: lo squadro agrimensorio a otto fenditure, di cui tratta nelle stesse Meditatiunculae, oppure il “Distanziometro” inventato da Baldassarre Lanci,
Gli strumenti di misura in uso per tracciare le distanze e rappresentare le piante sono ricordati nella trattatistica e si basavano sulla triangolazione. Alberti
Finora non si era a conoscenza di quale fosse stato l’effettivo impegno di Guidobaldo in Toscana, ad eccezione del fatto che l’architetto ricevette l’importante incarico di visitare le fortezze e le città del Granducato insieme a Donato Dell’Antella, provveditore generale delle fortezze. Grazie alla lettera autografa datata 15 luglio 1589,32 in cui si parla dei disegni sopra descritti, si ha la testimonianza scritta di un Guidobaldo intento ad utilizzare gli strumenti da disegno per eseguire piante e alzati dei fronti bastionati. Bonaiuto Lorini nel Delle fortificazioni […] libri cinque (Lorini 1597)
Dovendo così fatte prospettive mostrare d’appresso la loro altezza; perciò si formano tutte con le linee parallele sì per altezza, come per larghezza di qual si voglia fabbrica, posta però perpendicolare sopra il piano […] tirando le linee, che caschino perpendicolari, sì tirate in infinito venghino sempre tra di loro parallele (Scolari 2005, 28).
Guidobaldo del Monte nel Planisphaeriorium Universalis theorica (Monte 1579, II, 57), commentando il Planisfero di Juan de Rojas
13.3 Del Monte Soprintendente delle fortificazioni medicee di
Pisa, Livorno, San Piero a Sieve e Terra del Sole
Prima di conoscere nel dettaglio il viaggio effettuato da Guidobaldo in veste di architetto militare nella Toscana medicea, della durata approssimativa di un mese e avvenuto nel 1589 e non nel 1588 come sostenuto finora, si deve sottolineare che questa non fu l’unica occasione in cui il del Monte intervenne quale esperto di ingegneria militare e idraulica. Guidobaldo in precedenza tentò di partecipare alla battaglia di Lepanto, ma sappiamo che purtroppo un’improvvisa malattia lo costrinse a rinunciare al viaggio soggiornando a Palermo. Nel 1587 dopo essersi occupato della fabbrica del nuovo porto (De Nicoló 2005)
Per quanto riguarda il Granducato, Francesco Montaguto,
A Livorno i cantieri erano ostacolati dal mare, soprattutto nel periodo invernale, quando trascinava via i materiali con “grandissima dificultà di aque et rovinamenti di terra.”39 Questa situazione è documentata dal disegno non firmato, sinora inedito, eseguito in occasione dei lavori ai condotti d’acqua del porto di Livorno, un tracciato inviato da Michelangelo
Il 5 aprile 1589, prima dell’arrivo a Livorno della commissione guidata da del Monte, Montaguto
Non ho né pianta, né modello di Livorno […] Ho visto il desegno che la S.V. mi ha mandato et senza vederlo in una pianta, o modello, non se può parlare con resolutione perché il vederlo così, et non veder la ragione. La forma pare brutta, poiché se non vi fossero quelle due linee che si riflettono saria un triangolo: figura da pigliarla dove la necessità sforza; et li angoli vengano acuti, et non vi essendo la scala [metrica] non posso sapere di che spalla venghano li fianchi, et senza la pianta non si puol vedere, come le canoniere venghano coperte, ne anco quanto sia il suo recinto.44
In ultimo il Montaguto
Il 17 giugno 1588 Guidobaldo del Monte inviò una lettera46 scritta di suo pugno al Granduca di Toscana per ringraziarlo della fiducia che gli era stata accordata e in particolare per la clemenza mostrata nei riguardi di suo figlio Orazio, ingaggiato a Pisa. Orazio si occupò anche dell’organizzazione dell’esercito dislocato tra Livorno, Campiglia e Pisa e organizzò i festeggiamenti per le nozze del Granduca con la principessa di Lorena. Come avvertiva l’arcivescovo di Siena in una lettera del 29 marzo 1589, con l’aiuto di Roberto Ridolfi
Qualche tempo prima Guidobaldo del Monte scrisse al Granduca una lettera da Pesaro in cui gli annunciava il suo imminente arrivo:
Grazie tanto grandi son queste, che si son ricevute dalle mano di V. Al.za nella persona di mio fratello Cardinale, eccedono ogni memoria, et esempio. […] fra tanto starò aspettando che’l S. Cardinale mio fratello sia tornato a Fiorenza, per venir anch’io a far personalmente riverenza all’Altezza Sua.48
Il viaggio che Guidobaldo intraprese nel Granducato di Toscana non era mai stato indagato e, come già accennato, era stato fatto risalire fino ad ora al 1588, anno dell’incarico ufficiale quale soprintendente delle fortezze toscane. Grazie al ritrovamento di alcuni documenti originali, lettere di seguito riportate, si può oggi affermare con certezza invece che questa ricognizione delle fortezze medicee iniziò nei primi giorni di giugno del 1589.
Il primo giugno 1589 Orazio del Monte
Ricevei una lettera di V.S. R.ma et ho inteso il dissiderio che ha S.A.S. di fare qua degli archibusieri a cavallo […] comparvero già hiermattina [a Pisa] a bonissima hora il signor Guidobaldo [del Monte] con il Conte [Francesco] Paciottoe quelli altri signori [Donato Dell’Antella e V. Martelli] et hanno dato una vista a quello detto Paciotto voleva fare in questa fortezza e infatti si è fatto confessare che li pezzi che stanno per guardare il puntone [uno dei tre puntoni progettati in precedenza da Giuliano e Antonio da Sangallo] sono scoperti, se ne andorno a Livorno, e non havevano ordine nessuno ch’io v’andassi, si che per il meglio elessi a starmene a Pisa […] a S.A.S. et ancora dirò a V.S. R.ma come il solito è di metter le guardie alla marina e che per quanto intendo per ancora non ci è ordine nessuno, e con questo le bacio le mani restandoli servitore di cuore e pregando Iddio per ogni suo contento. Di Castello di Pisa il primo di giugno 1589/Di V.S. M. Ill.ma e R.ma, Sr., Aff.to Horatio di Marchesi del Monte.49
I documenti descrivono Guidobaldo intento a tracciare il rilievo delle fortificazioni di Pisa, Livorno, San Piero a Sieve e Terra del Sole.
Donato Dell’Antella,50 appartenente ad una nota famiglia patrizia fiorentina, nel 1587–88 oltre a soprintendere le fabbriche fiorentine, faceva parte di una commissione incaricata di visitare la Maremma senese e di bonificare le pianure di Pisa e Firenze; inoltre nel 1590 il Dell’Antella risulta coinvolto nei lavori della fortezza di Belvedere a Firenze. Dell’Antella, in una missiva,51 dichiara la sua amicizia con Francesco Paciotto
Il 2 giugno 1589 Giovanni da Volterra, castellano di Livorno, riferì al Granduca che Donato Dell’Antella, con Guidobaldo del Monte e altri signori, vennero alloggiati nelle stanze del castello ma, nonostante i convenevoli e gli scambi di opinioni sui progetti da eseguire alla fortezza livornese si giunse ad un nulla di fatto. Le parole del castellano dimostrano la propria totale sfiducia nell’operato della commissione e in una soluzione che potesse risolvere in breve quale strada prendere per il prosieguo dei lavori54 alla Fortezza Nuova e questo nonostante la relazione dettagliata scritta “a favore segnalatissimo” del Granduca.
A proposito della fortezza di Livorno si deve chiarire che nel 1575 il successore di Cosimo, Francesco I, decise di ingrandire il porto, come testimonia una lettera del 2 aprile 1588 di Bartolomeo Ammannati
Il circuito bastionato accoglieva la maglia ortogonale dell’impianto urbanistico. La visita di del Monte cadde nel momento in cui Francesco I e Buontalenti
Nel 1571 qualcosa di analogo era accaduto ad Ancona con il Paciotto
A Livorno nel 1587 Buontalenti
Nel 1590, sotto il governo di Ferdinando I e a seguito dei progetti degli urbinati, Buontalenti
Paciotto,
Attraverso lo studio del carteggio degli anni 1588–89, si evidenzia il ruolo assunto dagli ingegneri militari urbinati in perlustrazione a Livorno e in definitiva si ridimensiona l’operato del Buontalenti
La città ortogonale andava intesa secondo il volere del duca di Urbino e come avvenuto a Valletta, Orodea, Szatmàr, Livorno, Portoferraio e Terra del Sole, come rapidamente attraversabile da un fronte all’altro contrapposto. Per delimitare fortezze e città fortificate il pentagono era la figura geometrica preferita da Francesco Maria, da Pierfrancesco da Viterbo e da Antonio da Sangallo il Giovane
Il perimetro urbano fortificato di Livorno è tracciato secondo linee difensive al massimo di 750 braccia, allineando i cavalieri con le facce dei baluardi vicini. I baluardi si sviluppano maggiormente verso la città lungo la loro linea capitale e le casematte sono ritirate verso l’interno come nelle modifiche attuate da Bartolomeo Campi
Il 22 agosto 1589 Guidobaldo era già rientrato a Pesaro dopo aver visitato la fortezza medicea di San Martino (Taddei 1972)
La fortezza di Terra del Sole nella Romagna Toscana venne anch’essa eretta ex novo nel 1564, come quella di San Martino, dopo il viaggio di perlustrazione di Giovanni Camerini
Mentre del Monte rientrava verso il pesarese, una volta portata a termine la propria missione, a Pisa restava Orazio del Monte
Per quanto concerneva Livorno invece, il provveditore avrebbe portato un modello al Granduca che questa volta sarebbe stato in scala,62 a differenza degli incomprensibili disegni citati nelle lettere scritte i mesi precedenti dal provveditore, quando ancora era imminente l’arrivo di Guidobaldo del Monte.
Secondo Montaguto
Guidobaldo del Monte il 15 luglio 1589 scrisse al Granduca di Toscana rispetto a due disegni di fortezze:
Mand’a V.A. Ser.ma due dissegni, uno di San Martino, nel quale ho dissegnato il monte di Roncaticcio, di dove si po’batter la terra; l’altro è della Terra del Sole, sopra la quale, credo, che di già haverà inteso dal sig. Donato, e dal Cavalier Martelli, quanto restassero d’accordo, che si dovesse riferire a V.A. si che io non la fastidirò con scriverle a lungo. La supplico però, che mi perdoni s’io non l’avrò servita bene, secondo che io dovevo, et come sarebbe mio desiderio. Con tutto ciò io non potrò ricevere maggior gratia che l’Altezza Vostra si degni di comandarmi, come a Signore Obligatissimo che sarò prontissimo a metter la vita, e quant’ho al mondo in suo servitio e di tutta la casa sua. E li fo’humil riverenza, che Iddio la contenti. Di Pesaro alli 15 di luglio del 1589.64
Nonostante restino ancora in ombra diverse vicende connesse con l’attività militare e di ingegneria idraulica, nonché gli eventuali rapporti intercorsi nel 1589 a Pisa tra Guidobaldo del Monte e Galileo Galilei
Sono ancora scarse le notizie su un eventuale incontro toscano tra Galileo e Guidobaldo, in visita alle fortezze del Granducato nel 1589. Quello che è certo è che nel 1588 Galileo ricevette grazie all’intermediazione del cardinale del Monte l’incarico di lettore di matematica a Pisa, dove il figlio di Guidobaldo del Monte aveva già un incarico pubblico. Vi sono inoltre alcune lettere scritte da Galileo nel 1588, l’anno prima che l’urbinate si recasse a Pisa per le fortificazioni, indirizzate a del Monte stesso e a Cristoforo Clavio in cui sottopose alcune parti delle sue ricerche sul centro di gravità dei solidi.65
Mentre questo articolo stava per andare in stampa ho individuato una lettera scritta a metà degli anni Settanta del Cinquecento da Girolamo Arduini
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Note a piè pagina
Il Fregoso nel 1556–57 passò al servizio di Cosimo de’ Medici, quale generale della cavalleria e in seguito, nel 1565, divenne commissario delle difese di Portoferraio presso l’isola d’Elba (Dubost 1998).
Su Giovan Battista Belluzzi detto il San Marino, cfr. (Lamberini 2007), monografia arricchita da un volume di regesto dei documenti.
Guidobaldo II della Rovere duca di Urbino, nel 1558 invia due lettere a Cosimo I de’ Medici perché concedesse al Lanci il permesso di tornare al proprio servizio; una possibilità che non si realizzò. Cfr. (Menchetti 2004, 69).
La figura di Simone Genga non è stata ancora studiata in modo esauriente, si dovrebbe approfondire meglio il personaggio e le peculiarità della sua opera divisa fra Toscana e Ungheria. Si vedano gli studi di G.C. Romby in (Romby 2007).
Lorenzo de’ Medici il Giovane, detto “il Merda,” aveva tentato di spodestare i della Rovere nel 1516, ma il suo dominio su Urbino durò ben poco.
Si veda (Belluzzi 1980).
Su questo argomento cfr. (Borsarelli 1990).
Cfr. (Heikamp 1970; Prinz 1988).
Archivio di Stato di Firenze (d’ora in avanti ASF), Mediceo del Principato, 797, II, c. 591r, antica numerazione.
ASF, Mediceo del Principato, 797, II, c. 364 r, antica numerazione.
Ibidem.
“Di Grosseto io ne sono rimasto cotanto contento, che io stesso non lo dire: mi perdoni si io passo troppo inanzi V.A. Ser.ma ne faccio tenere bona cura, perché la bellezza della piazza, il commodo che po dar il paese lo merita, et, è, fanciulla da essere vagheggiata, et desiderata: il Signor Carlo [Teti] rassetterà per quanto mi dice lui, un poco le piaze, et restarà una bellissima fortificatione alla mia opinione,” ASF, 797, II, c. 364r
Un’integrazione tra i due uffici si ebbe con Andrea Arrighetti (1648), che alla carica di provveditore unì quelle precedenti di “Sovrintendente generale delle Fabbriche e Provveditore generale delle Fortezze;” cfr. (Romby 2007, 10); inoltre (Orefice 2005).
ASF, Mediceo del Principato, 802, c. 128r, 19 novembre 1588. ASF, Mediceo del Principato, 804, c. 242r, 18 febbraio 1589.
ASF, Mediceo del Principato, 803, c. 446r.
Si veda nota 67.
Gli studi sulle mura di Urbino risultano un po’ sorpassati mentre le ricerche più recenti prendono in considerazione solo alcune parti del fronte bastionato. Gianni Volpe affianca Bartolomeo Centogatti al Commandino, mentre Francesco Paolo Fiore cita Biancarini, Guidi e Galli. Nei prossimi studi ci si auspica di approfondire e chiarire sia i ruoli e le responsabilità dei singoli ingegneri, che gli aspetti cantieristici ed economici delle fortificazioni. Cfr. (Volpe 2007; Marconi et.al. 1978).
L’autore descrive il modo da seguire per disegnare una città pentagonale come Pesaro: “Modo di fortificare all’italiana in pentagono. Fatta la scala di 80, 90, 100 parti eguali che significano pertiche, e prese fra le punte del compasso pertiche 52, 4 piedi, e 3 diti, si formi il circuito, e si divida in 5 parti. Riesce nel pentagono la ficcante di 63 pertiche e un piede, la radente di 58 piedi e 7 diti. La fronte di 21 6 piedi e 9 diti. La distanza de’ lati di 11, un piede e 9 diti. Il lato esteriore di 854 piedi e 4 deti, et il fianco prolongato di 7 pertiche un piede 6 deti. Il secondo fianco di 4 pertiche, 8 piedi e 4 deti,” Biblioteca Comunale di Urbania, ms. 40, Architettura militare/trigonometria, c.n.n. La descrizione archivistica del manoscritto è di Enrico Liburdi, cfr. (Liburdi 1925).
Per Muzio Oddi si veda la Vita di Muzio Oddi pubblicata nel quarto capitolo del volume (Gamba and Montebelli 1988, 109 e sgg). Inoltre il volume dedicato al taccuino di disegni realizzati dall’architetto mentre si trovava recluso a Rocca Costanza (Eiche 2005).
Cfr. l’introduzione al manoscritto del Bonamini in (Bonamini 1996).
Per Filippo Terzi e la sua attività quale architetto civile dei della Rovere si veda (Volpe 2002).
Biblioteca Passionei Fossombrone, ms. 103, cc. 219v–232r.
Cfr. (Navascues Palacios 1996).
Come spiega l’etimologia del termine cavaliere, cioè la posizione preminente, come quella di un uomo a cavallo, grazie alla sua maggiore altezza permette di sorvegliare i bastioni adiacenti. Cfr. (Scolari 2005, 43, n. 14).
Per i progetti d’ingegneria militare di Bartolomeo Genga cfr. (Menchetti 1999).
Cfr. (Alberti 2005).
Cfr. (Di Teodoro 2006). Inoltre si veda (Furlan 2006).
Cfr. (Vignola 1583). Sugli strumenti di misurazione si veda (Stroffolino 1999); inoltre (Borchi and Cantile 2003, 45–79, 107–136).
Cfr. (Borchi and Cantile 2003, 162).
ASF, Mediceo del Principato, 807, II, c. 548r.
Il primo luglio 1587 il conte Giulio Cesare Mamiani, favorito del duca Francesco Maria II, scriveva a Guidobaldo del Monte riguardo alla necessità di risolvere un problema idraulico inerente a una conduttura che portava l’acqua, proveniente dalle sorgenti del monte San Bartolo, alla nuova peschiera nel casino ducale del Barchetto, un giardino collocato più in alto rispetto al vicino fiume Foglia, e ubicato a ridosso delle mura cittadine tra il cavaliere di Miralfiore e il bastione del Carmine, progettati da Pierfrancesco da Viterbo. Mamiani parla di una Scrittura di del Monte riguardante “l’horologio che va nel Calamaro al Fiume.” A tal proposito il duca chiedeva maggiori informazioni sull’orologio e sulle singole parti del “calamaro,” un calamaio con la personificazione del Fiume su di uno scoglio destinato alla Corona di Spagna. Il lavoro usciva dal botteghino ducale grazie al progetto di un orologiaio tedesco e la consulenza di Guidobaldo. Nella missiva si chiedeva inoltre a del Monte, non appena ne avesse trovato il tempo, di provvedere al “condotto della Peschiera che propone mastro Lazzaro,” Biblioteca Oliveriana Pesaro (d’ora in avanti BOP), ms. 211, Lettere di diversi, c. 102 r. I lavori al Barchetto furono effettuati in concomitanza con la visita di papa Gregorio XIII, che si sarebbe dovuto recare a Padova. In quel periodo Guidobaldo del Monte ricevette complessivamente sei lettere a proposito dei lavori alle “fonti,” ossia riguardo ai “tomboli per rifare i condutti della grotta [di Miralfiore] si potrà valere di quelli che si fanno per la fonte di Pesaro,” al Barchetto e alla fontana della Libreria posta nella villa della Vedetta. I meccanismi idraulici da giardino e i relativi disegni del fondo roveresco sono stati analizzati dallo scrivente nell’intervento Orazio e Guidobaldo del Monte: dagli apparati scenici ai congegni idraulici da giardino al convegno internazionale “I Barocci tra arte e scienza,” Urbino, 5–6 ottobre 2012, di cui si attende l’uscita degli atti.
BOP, Archivio Storico Comunale di Pesaro, Atti del Consiglio Comunale, 1580–1609, II C 1, cc. 65v–66r.
Ibidem, II C 1, c. 67v.
Ranieri del Monte era stato eletto dal duca stesso tra i Commissari della fonte pubblica, un’opera complessa che fu messa in esecuzione dal 1585 con Francesco Maria II. La fontana da collocare di fronte al Palazzo ducale doveva nascere al centro della “Piazza grande,” nel nuovo fulcro cittadino, andando a sostituire la fontana della Piazzetta del Quarto. Del Monte nel consiglio dell’11 giugno 1587 suggerì al gonfaloniere e agli altri consiglieri di eleggere, oltre al soprastante, altri due commissari, viste le frequenti assenze del Mamiani, del Macigno, e di lui stesso, inoltre propose di affidare al depositario della città i conti della fabbrica della fonte (BOP, Archivio Storico Comunale di Pesaro, Atti del Consiglio Comunale, II C 1, cc. 67v, 68v). Di seguito nel Consiglio del 15 settembre 1587 Guidobaldo del Monte, in sostituzione del padre fece un’istanza affinché s’incrementasse la spesa pubblica (Ibidem, II C 1, c. 72r). In data 11 ottobre 1587 Scipione Paduani, esattore, seguendo il consiglio del matematico ed esperto di idraulica, richiese al Consiglio l’elezione di un nuovo esattore dei dazi. Al termine del 1587, nel Consiglio dell’11 ottobre 1587 i commissari decisero di pagare i danni causati ai proprietari terrieri dalla ristrutturazione dell’acquedotto. Nel 1588 gli alti costi dei materiali provocarono di nuovo un dibattito tra il del Monte e gli altri commissari nel Consiglio presenti il 21 maggio di quell’anno. I fornaciai non fornivano più i mattoni, la “pietra cotta,” secondo il prezzo pattuito perché denunciavano l’impennata del prezzo del legname. Mentre Flaminio Clemente suggeriva di eleggere due nuovi commissari che controllassero i prezzi, del Monte era dell’avviso che questa iniziativa fosse inutile. L’architetto sostenne: “Non essere di presente necessario far elettione d’huomini, né alterare li prezzi alla pietra già cotta, perché è già fatta, ma quella che faranno, et coceranno si potranno eleggere et allhora si farà conto a penna, et calamaro del tutto,” Ibidem, II C 1c. 78r. Del Monte d’accordo con il cavalier Mazza decise di ribadire ai fornaciai il prezzo pattuito “cinquanta migliara di matoni condotti per la spiaggia di Fano a D[ucati] 4 il migliaro,” Ibidem, c. 78r. Negli anni che seguono lo scienziato si oppose all’inasprimento delle tassazioni, specie quella sul pane. La fonte fu inaugurata solamente il 13 luglio 1593 con la spesa complessiva di 12.000 scudi. L’autore del disegno della fontana purtroppo non è noto, ma dovette sicuramente essere un architetto della cerchia urbinate, vicino al matematico di Mombaroccio. Lo studio degli atti consiliari ha evidenziato per la prima volta il ruolo centrale ricoperto da del Monte nelle decisioni che duca e consiglieri intrapresero per l’acquedotto rinascimentale, un condotto che rimase attivo fino all’Ottocento. Cfr. (Brancati 2000, 106, n. 13).
Aurelio Fregoso era stato commissario delle difese di Portoferraio e condottiero militare con Guidobaldo del Monte in Ungheria, cfr. nota 1.
ASF, Mediceo del Principato, 804, c. 55r, 3 febbraio 1589.
ASF, Mediceo del Principato, 800, c. 224r, 23 ottobre 1558.
ASF, Mediceo del Principato, 797, II, cc. 490r, 491r.
Benedetto Merenghi, provveditore alle fortificazioni, stila una lista di spese destinate alle ciurme impegnate nei cantieri: cioè muratori, spianatori, fabbri, legnaiuoli, carrettieri con cavalli, stallieri, fornaciai addetti alla cottura dei mattoni, e “quelli che fanno panchoni per metter al porto,” ASF, Mediceo del Principato, 797, II, c. 491r.
ASF, Mediceo del Principato, 804, c. 198r, 25 febbraio 1589.
ASF, Mediceo del Principato, 805, II, c. 651r.
Ibidem.
“Serenissimo Signor, e pron. Mio col.mo. Agl’infiniti oblighi, ch’io devo all’At.za V. ser.ma per tanti, e tanti favori, che ella fa di continuo alla casa mia, non so per hora in che modo mostrarle altro segno dell’infinito desiderio, che io tengo di servirla, se non dedicarle un mio figliuolo per suo servitore, che havendomi fatta tanta gratia di haverlo accettato per tale, mi accresce tanto maggiormente l’obligo che io le debbo havere del che la ringratio inifinitj; et le vivo e viverò sempre obligatissimo servitore, supplicandola a comandarmj, che me ne farà gratia singolarissima. Et con ogni humiltà le bascio le mani. Di Pesaro alli 17 di giugno del 1588. Di V.A. Ser.ma Divotissimo et obligatissimo Signore. Guidobaldo de Marchesi del Monte.” ASF, Mediceo del Principato, 798, c. 795r.
“Et però disegnano il Commissario et castellano di fare un arco alla porta mare, et servendosi di molte cose che avanzorno nella venuta di V.A., calculano la spesa di S[cudi] 1620 et voriano fare una barca con musica, et poi farla combattere da Turchi” ASF, Mediceo del Principato, 805, I, cc. 513r–v.
“Grazie tanto grandi son queste, che si son ricevute dalle mano di Vostra Altezza nella persona di mio fratello hora Cardinale, eccedono ogni memoria, et esempio. Ma quanto più sono da me conosciute, tanto meno mi trovo a renderne a Vostra Altezza quelle infinite gratie, ch’io dirò. La dignità per mero, e solo favor suo conferitagli è altissima. Il modo, e l’occasione mirabile, e singolare, e la liberalità con che Vostra Altezza l’ha accompagnata, è stata sì maraviglioso, che da ogni altro che fosse venuta, fuor che dalle su magnanimità, havrebbe dell’incredibile. Resta solo per far questi segnalatissimi benefitij maggiorij, ch’ello non sdegni, che la gratitudine dell’animo mio, e della casa mia, poi che non po’ dimostrarsi in alcuna cosa proporzionata all’altezza del Benefattore, e dal benefitio si dimostri almeno, in quel che può facendo la carta dell’humilissimo, e sempre constantissimo affetto nostro, con il quale siamo perpetuamente in ogni occorrenze per esporre con ogni prontezza la vita, il sangue, in servitio di vostra Altezza e della Serenissima Sua casa. Fra tanto starò aspettando che ’l Signor Cardinale mio fratello sia tornato a Fiorenza, per venir anch’io a far personalmente riverenza all’Altezza Sua alla quale prego continuamente dal Sig. Iddio ogni maggior argumento di felicità. Di Pesaro alli 23 di dicembre 1588. Di V.A. Ser.ma Divotissimo et obligatissimo Signore Guidobaldo de’ Marchesi del Monte.” ASF, Mediceo del Principato, 802, c. 500r.
Ibidem, 806, cc. 256r–v.
Le sopraccitate notizie sul Dell’Antella sono tratte dagli indici manoscritti delle Notizie storiche; i tre volumi furono compilati verso la metà dell’Ottocento utilizzando le notizie desunte dagli “spogli rossi” dell’abate R. Tanzini. ASF, Indice delle notizie storiche, scientifiche, letterarie estratte dall’Archivio Mediceo, I, pp. 55–56; Indice delle notizie storiche, scientifiche, letterarie estratte dall’Archivio Mediceo, II, pp. 146–147.
ASF, Mediceo del Principato, 805, I, c. 20r.
Piero Rossi, castellano di Portoferraio, il 3 marzo 1588 riferì al Granduca la notizia di un modello della fortezza disegnato da Paciotto ed eseguito da Domenico Capomastro, ASF, Mediceo del Principato, 885, I, cc. 44r–v.
Per una bibliografia sul Paciotto e la sua attività svolta in particolare presso Ancona si veda (Menchetti 2007).
“Qua fu il signor Donato Dell’Antella con il fratello dell’Illustrissimo Cardinale del Monte con altri signori e di alogiare in castello che per essere tutti servitori di Sua Altezza Serenissima li ricevetti volentieri e non credo si intende per questi pure [che direzione prendere con la nuova fortezza] arò caro che Vostra Signoria Illustrissimo e Reverendissimo me ne avrà se piace a Sua Altezza Serenissima, acciò sapia un’altra volta che ho da fare che tutto scrissero a favore segnalatissimo di Vostra Signoria et Reverendissimo appresso alli molti altri venuti,” ASF, Mediceo del Principato, 806, c. 272r.
A Radicofani sarebbero servite nuove casematte a quattro baluardi per un costo di 16.000 ducati, parapetti per 5.000 ducati, e “far la fortezina di petra sopra li due torroni vecchi che prima servirono per forteza che dica il conte Paciotto.” ASF, Mediceo del Principato, 800, c. 404r. Una lettera di Piero Rossi del 3 maggio 1588 informa che il primo maggio Paciotto fu a Portoferraio e che per la durata di due giorni “ha atteso a discorrere sopra l’accomodare questa fortificazione.” Le carte documentano che al Granduca piacquero i disegni di Paciotto: “Si è mostro tutto al Signor Cavalier Paciotto, et ho mandato a scoprir il Cavo la vite et fra dua hore lo manderò con un vassello ben armato” ASF, Mediceo del Principato, 798, c. 52r. In concomitanza con la visita del Paciotto a Portoferraio giunse il capitano Ulisse da Volterra, ASF, 798, c. 58r. Piero Rossi richiese al Granduca un lungo elenco di materiali da cantiere: “Corbelli, pale di ferro, acciaio, ferro, tavole d’ogni sorte, travicelli, legnami da ponti, da ripari et di tutte sorti legnami ci è bisogno; delle chiavag.e et de manichi per pale.” ASF, Mediceo del Principato, 798, c. 175r.
ASF, Mediceo del Principato, 805, I, cc. 44r–v.
ASF, Mediceo del Principato, 798, c. 549r.
Sull’attività di Antonio da Sangallo il Giovane a Fano si veda (Menchetti 2002-2003).
Per l’opera di Bartolomeo e Scipione Campi si veda (Menchetti 1999 e 2005).
ASF, Mediceo del Principato, 807, I, cc. 216r–v.
Ibidem.
“Sarà con la scala secondo la sua intentione, se non ho fallito a scala, ma quando fusse, con questo ne può far fare con quale scala le piacerà, ASF, Mediceo del Principato, 807, I, cc. 216r–v.
ASF, Mediceo del Principato, 807, I, cc. 216r–v.
ASF, Mediceo del Principato, 807, II, c. 548r.
Cfr. (Galilei 1996, vol. II, 813, n. 1).
Del Monte nel manoscritto denominato Meditatiunculae Guidi Ubaldi (Bibliothèque Nationale de France, Parigi, ms. Lat. 10246, 1587–1592) descrive la traiettoria dei proietti mettendola in relazione con la linea descritta da una catenella sospesa tra due punti. Jürgen Renn insieme ad altri studiosi, ha riscontrato una stretta relazione tra le osservazioni di del Monte e la descrizione del secondo metodo menzionato da Galilei nei suoi Discorsi. Cfr. (Damerow et.al. 2001; Becchi 2006).
BOP, ms. 434, c. 15r. Per ulteriori chiarimenti su del Monte a Pesaro si veda (Menchetti 2009; Menchetti and Pelissetti 2012).